Non solo Liberazione: a Venezia è la festa del bòcolo

figlia di antiche leggende


La Nuova Venezia - 25 aprile 2010 —   pagina 41   sezione: Spettacolo


A Venezia il 25 aprile si festeggia tre volte. Oltre all’anniversario della Liberazione, oggi cade anche il giorno del santo patrono della città, l’evangelista Marco, le cui reliquie che si trovavano ad Alessandria d’Egitto furono traslate in laguna nell’anno 828 da due mercanti veneziani. La commemorazione, oggi limitata al solo 25 aprile (giorno della morte del Santo), ai tempi della Serenissima si celebrava anche il 31 gennaio (data in cui sarebbe avvenuta la traslazione) e il 25 giugno, giorno in cui nel 1094 avvenne il ritrovamento delle reliquie del Santo nella Basilica dopo che erano misteriosamente scomparse. «A questa ricorrenza - spiega Paolo Mameli, scrittore veneziano autore della guida Passeggiando per Piazza San Marco, appena uscita e acquistabile anche con il nostro giornale - vennero collegate alcune leggende popolari che, come ad esempio quella del Fornareto, ebbero particolare fortuna a partire dall’Ottocento».

 In occasione del 25 aprile infatti i veneziani usano donare un boccolo rosso (di qui il nome della terza celebrazione, ossia Festa del Bocolo) alla propria amata. Alle origini di questa usanza stanno due leggende. La prima narra la storia dell’amore travagliato tra la figlia del doge Partecipazio, Maria, e un trovatore di nome Tancredi. Nell’intento di superare il divario di classe sociale che ne ostacolava il matrimonio, Tancredi decise di combattere nella guerra contro i Mori di Spagna agli ordini di Carlo Magno per dar prova del suo valore, ma venne ferito. Poco prima di esalare l’ultimo respiro, Tancredi affidò a Orlando un boccolo colto dal roseto su cui giaceva riverso affinché il paladino lo consegnasse a Maria. Fedele alla promessa, Orlando giunse a Venezia alla vigilia del giorno di San Marco e consegnò il boccolo alla giovane, la quale il mattino seguente venne ritrovata morta con il dono dell’amato posato sul cuore.

 L’altra leggenda invece racconta la storia di un roseto che, fiorito accanto alla tomba del santo, sarebbe stato poi donato a un giudecchino di nome Basilio come ricompensa per il suo aiuto nella trafugazione delle spoglie. Piantato nel giardino della sua casa, alla morte di Basilio la pianta divenne il confine della proprietà divisa tra i figli. Un 25 aprile di molti anni dopo, quando ormai i rapporti tra i due rami della famiglia si erano guastati, due giovani delle opposte famiglie si innamorarono guardandosi attraverso il roseto, che iniziò miracolosamente a rifiorire permettendo al giovane di donare un boccolo all’amata. «Pur essendo strettamente legata al giorno di San Marco - aggiunge Mameli - la tradizione del boccolo si sta espandendo anche fuori Venezia, magari slegata dai motivi che invece la collegano fortemente alla città. Si tratta di una tradizione importata, come quelle altre feste che si sono sviluppate attorno a un nucleo chissà dove e poi sono state esportate. Al di là del simbolo, è importante che queste tradizioni rimangano perché è un modo per continuare a capire la memoria della città».


(Irene Rosati)

 
RITORNAScritti.html