se il paradiso ha gli occhi a mandorla
martedì 29 marzo 2011
Oggi ho letto sul giornale una di quelle notizie che ti fanno rizzare il pelo, di quelle che rileggi una seconda volta temendo di non aver capito bene. E invece è verità.
Sembrerebbe che il nostro geniale e immarcescibile Direttore della Fondazione dei Musei Civici Veneziani, stia preparando una maxi esposizione nel paese del Sol Levante di opere d’arte veneziane. E, fin qui, mi si potrebbe obiettare che da quando mondo è mondo c’è sempre stato un interscambio culturale: anche adesso, tanto per fare un esempio, a Roma è esposto il presunto autoritratto di Lorenzo Lotto di cui ho parlato nel post precedente che proviene dalla National Gallery di Ottawa.
È vero: negli anni sessanta ci fu la mostra itinerante di Tutankamon che fece il giro del mondo, a suo tempo anche la Pietà di Michelangelo romana fu trasportata altrove per essere ammirata. In linea di principio non sono molto d’accordo con lo spostamento dei capolavori perché sono pezzi unici e spesso fragilissimi, ma d’altro canto ritengo giusto che tutti hanno il diritto di ammirare i patrimoni dell’umanità e quindi è giusto che ci sia una certa circolazione.
E allora? Cosa diceva quella notizia? Semplice: in Giappone (radioattività permettendo, purtroppo) si dovrebbe allestire una grande mostra con i capolavori veneziani: ma non la Tempesta, uni ca e preziosissima ma pur sempre trasportabile, bensì il Paradiso del Tintoretto, oltre ad un numero impressionante di altri “pezzi da novanta” delle nostre gallerie, come la pianta di Jacopo de Barbari, il Leone Marciano, Le “Dame” e il Doge Leonardo Loredan del Carpaccio, la Madonna con Bambino di Bellini e via dicendo. E a scorrere l’elenco mi viene sì la pelle d’oca! E per più di un motivo.
Innanzitutto per un’improvvisa spoliazione dei nostri musei da alcuni dei pezzi più preziosi, per i quali giungono qui turisti da tutto il mondo, in secondo luogo per quello che succederà nei posti vuoti lasciati dagli “assenti”. Perché, se si può concepire un buco delle dimensioni di un dipinto di Carpaccio, non riesco proprio ad immaginarmi la Sala del Maggior Consiglio senza l’immensa tela che Tintoretto e allievi dipinsero immaginandola proprio per quel luogo: sarebbe un po’ come se andassimo a Milano, nel refettorio del Convento di Santa delle Grazie ci trovassimo un bel buco vuoto al posto dell’ultima Cena del grande Leonardo.
E poi c’è il terzo motivo, quello che, a mio avviso, suona come il più inquietante: a sentire sempre il nostro inossidabile Direttore, la mostra sarebbe stata voluta da un pool di sponsor nipponici e, parole sue, porterebbe un bel po’ di soldi nella Fondazione. Capisco che in questo nostro disastrato paese la fame di soldi sia più arretrata ed intensa di quella del Conte Ugolino, ma c’è un limite a tutto: non mi si dice che tale operazione così massiccia serve per un interscambio culturale, no! Mi si viene a dire che bisogna farla per raggranellare un po’ di soldi. Tanti e poi tanti anni fa, un tale Vespasiano disse che pecunia non olet, e cioè che il denaro non puzza, ma in questo caso mi puzza, eccome! È giusto che in nome del dio denaro si debba parzialmente spogliare dei propri tesori una città (e i poverini che decidono proprio per quello di andare a visitarla)? Non sarebbe più proficuo riorganizzare tutto il nostro sistema museale prendendo esempio dall’estero, con bookshop degni di questo nome, aperture notturne e chi ha più idee più ne metta? Mi si dice (sempre Lui) che questa mostra servirà ad incrementare il turismo del Sol Levante nella nostra città, invogliato da quelle bellezze: in verità, non credo che Venezia abbia bisogno di pubblicità, soprattutto per le sue opere d’arte. Di problemi ne abbiamo tanti in questa città, ma non ci mancano né i monumenti né un’ottima fama all’estero.
Certo, se quando un turista arriva qui e viene salassato dai trasporti, intossicato da ristoranti carissimi, non trova un buco dove fare la pipì… beh, non è di certo colpa del Bellini o di Sansovino.
Sempre sul giornale di oggi, leggo un’altra notizia, di prim’acchito confortante: il neo ministro Galan ha detto che farà togliere finalmente i mega manifesti pubblicitari in giro per la città. Dal mio punto di vista, sarebbe un’opera meritoria che, però, mi induce un’altra domanda: durante tutto l’infinito mandato come Governatore del Veneto (e la Regione ha più di una sede in città) possibile che il nostro carissimo Giancarlo non si fosse mai accorto di quegli obbrobri che infestavano piazze e Canal Grande? Forse che l’aria di Roma gli ha schiarito la vista?
O non sarà che, finché il Paradiso si troverà all’estero, nel Salone del Maggior Consiglio troveremo una grande pubblicità di moda con qualche ragazzina che, con aria ingrifata, porta uno zaino griffato sulla spalla?
P.S.: Nella dichiarazione dell’inarrivabile Direttore riportata nell’articolo c’è un passaggio che mi lascia, a dir poco, assai perplesso, se non preoccupato:
“ … Ma è probabilmente solo l'inizio, perché il format della mostra rappresentativa dei mille anni di storia veneziana, ci è già stata chiesta, diversamente declinata, da altri Paesi come la Cina - interessata in particolare al mito di Marco Polo - e la Corea. Può diventare un modello esportabile che ha già avuto un test soddisfacente nella sezione su Venezia della mostra sui 150 anni dell'Unità d'Italia a Venaria Reale.”
Il che, se non ho capito male, significa che per ragranellare quattrini, è possibile che le opere (più di 200) manchino per un bel pezzo dalla città.
Con buona pace dei Veneziani e dei turisti che pagheranno un biglietto per non vederle.