A venezia c’è un gioiello che fa … drììììn
A venezia c’è un gioiello che fa … drììììn
A Venezia c’è un gioiello che… fa drììììn.
venerdì 2 settembre 2011
Mi scuso anticipatamente con i miei lettori che, nel bene o nel male, si aspettano da me post all’acido cloridrico: no, questa volta non parlo male di nessuno ma mi sento in dovere di segnalare un vero gioiello che questa città cela nel suo cuore.
Come probabilmente sapete, in questi giorni ho finito di scrivere un libretto sulla Regata Storica, ma non voglio di certo parlarvi di questo: se qualcuno avrà voglia di acquistarlo e magari leggerlo, o riuscire a leggerlo a ufo fa lo stesso, ne trarrà il suo giudizio.
In questo caso il libretto è solo un pretesto per potervi parlare di un luogo incantevole, nascosto tra le antiche pieghe del Centro Storico veneziano. Infatti è proprio al Telecom Italia Future Centre che ho avuto il piacere e l’onore di presentar quest’ultima mia fatica. Per chi non lo sapesse, questo centro congressuale si articola tra i chiostri, il refettorio e le antiche sale del convento di San Salvador, letteralmente a due passi dal Ponte di Rialto. Ma che cos’ha di speciale? Ebbene, provate a varcare la porta e ve ne renderete subito conto: lì si respira la Storia. Sì, proprio la Storia con la S maiuscola, quella importante, che ha fatto Venezia. E non lo dico così, con leggerezza, perché fu proprio fra queste antiche mura che avvenne un episodio che, se non ci fosse stato, avrebbe realmente cambiato profondamente le sorti di questa città. Fu qui che, ormai settecento anni or sono, fu decisa la colpevolezza di Marin Falier (che in quel momento se ne stava in Palazzo Ducale) e la relativa condanna a morte. Più Storia di così… Oppure quando, proprio a proposito di regate, il priore Fancesco de Grazia nel ‘300, ad essere precisi il 2 febbraio 1366, scriveva nelle sue cronache un tanto sincero ”Vicimus regatam!” ossia “abbiamo vinto la regata!” in cui il religioso si trasforma in semplice tifoso che grida al mondo che due suoi monaci hanno guadagnato i primi due piazzamenti nella sfida remiera.
Ma perché dico che è un gioiello? Certo Venezia straripa di monumenti storici, molti sicuramente assai più importanti del pur importante Convento di San Salvador, ma qui è avvenuto un piccolo miracolo: un restauro e un intervento sopraffino che riesce a sposare la tecnologia più all’avanguardia al massimo rispetto per il luogo, integrandolo senza stravolgerlo, cambiandone la destinazione d’uso senza snaturarlo, il tutto con una sobria e, apparentemente invisibile, efficienza che, purtroppo, è spesso così latitante in questo nostro povero paese. il tutto condito dalla totale assenza di cicche o carte per terra e senza l’ombra di un muro sbrecciato o di quegli odiosissimi graffiti che troppo spesso fanno bella mostra di sé nei posti più inopportuni.
Consiglio a tutti, quindi, se vi capita di passare da quelle parti, per lo meno di fare capolino con la testa e ammirare gli splendidi chiostri per poi, alla prima occasione, iscriversi a una visita guidata competente e gratuita. In quell’occasione non solo respirerete la Storia, ma anche potrete gustarvi come è possibile (e come sempre si dovrebbe) intervenire in un edificio antico, con gusto, competenza e, soprattutto, rispetto.
Il chiostro maggiore del Convento di San Salvador ora sede del TELECOM ITALIA FUTURE CENTRE.
Il bellissimo Refettorio di San Salvador ora attrezzato a sala congressi: come si può vedere, chi ne ha progettato l’allestimento. ha ripreso il concetto del cenacolo, con la disposizione ortogonale: gli oratori sul fondo, dove un tempo sedevano il priore e le personalità, e gli spettatori ai lati su due file, al posto un tempo occupato dai monaci attorno alla tavola. Questo secondo me significa massimo rispetto del luogo antico e delle sue peculiarità, senza però scendere ad alcun compromesso in fatto di tecnologia all’avanguardia (ogni spettatore ha innanzi a sé un monitor e un microfono per interagire).
Foto di Riccardo Roiter ©